lunedì 8 ottobre 2007

Nikko.


Prima domenica in Giappone, quale occasione migliore per una bella gita fuori porta?
Destinazione Nikko, amena località a circa 140 km da Tokyo, che si raggiunge con una comoda levata alle 5 del mattino (nei giorni lavorativi ci alziamo alle 6... ) e circa 3 ore di metro e treno.
Nikko è famosa per i suoi santuari.

Tutto cominciò quando un monaco, dopo aver attraversato sul dorso di due dragoni il fiume che qui scorre, decise di costruire un ponte (e chiamalo scemo...) e di fondare dei santuari.

Venne poi un potente signore che, per gloriarsi del suo potere, decise di costruirsi un mausoleo all'altezza della sua fama, e così alla fine venne eretto tutto il complesso di Nikko, comprendente tra l'altro una pagoda senza fondamenta, che ha a suo interno un maxi pendolo che oscilla e la mantiene salda in caso di terremoto.

I costruttori di tutto questo complesso, consci della superba bellezza della loro opera, e timorosi che qualche dio si ingelosisse di cotanta bellezza, decisero di apporvi apposta un difetto, e misero una colonna capovolta, e poi si trasferirono in Italia, dove con lo stesso spirito si misero a costuire la Salerno-Reggio Calabria.

In una delle sale, la cosiddetta sala del dragone, (vedi video) l'acustica è talmente perfetta che il riverbero del suono prodotto urtando tra loro due pezzi di legno riproduce il ruggito del dragone (oddio, a noi è sembrato più uno yorkshire isterico che un dragone, però comunque l'effetto è notevole).


Passati oltre, abbiamo assistito al suono della campana: un campanello così lo consiglio in ogni casa!



Ed infine ci siamo recati ad ammirare la stupenda cascata Kegon: ci siamo sciroppati 2 ore di ordinatissima coda giapponese per arrivare a vedere la cascata. Strada di montagna a senso unico, due corsie, 5 km di coda su una sola corsia mentre l'altra era VUOTA!

Nessuno che osasse pensare di varcare la linea di mezzeria per bersi un po di fila, no tutti insieme appassionatamente a salire su lenti lenti.

Fatte le solite foto di rito ci siamo fermati a saccheggiare il negozio di souvenir locali, dove abbiamo avuto la conferma che la nostra infanzia non è stata presa in giro, no davvero.

Ricordate Sampei? Dopo aver pescato pesci gatto da 150 kg con una canna di bambù (mah, visto che qua tutti vedono dragoni ho i miei dubbi che fosse solo bambù ;) ) si fermava a cibarsi dei bei pesciolini che pescava suo nonno e che arrostivano infilzandoli con un rametto.

Ora, a parte che era un furbone, con un pesce gatto da 150 kg in spalla, a mangiarsi quelle minuterie che gli passava il nonno, io mi sono sempre chiesto come faceva a mangiare quei pesci senza beccarsi una spina e senza sfracellarli per poterli arrostire. Beh, in diretta dalla cascata, abbiamo fotografato il pronipote del nonno di Sampei che arrostiva i pesci e li vendeva ai turisti, che se li mangiavano con lo stesso gusto di Sampei!

Giornata memorabile, non c'è ce dire.

Ciao a tutti e alla prossima.

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