lunedì 29 ottobre 2007

Le discese ardite e le risalite.

E finalmente ce l'abbiamo fatta!
Forse a qualcuno di voi non sará sfuggito che questo blog cita, abbastanza esplicitamente, i Cicloamici, ma di Cicloamico aveva ben poco, se non una foto di una bicicletta dipinta sull'asfalto.


Beh, lacuna colmata! Innanzitutto abbiamo le bici (vedi foto), due fantastiche 26'' (e chi sa la mia statura forse troverá la cosa ironica) con sellino rialzato, cestino portapacchi, freno anteriore ad archetto e posteriore a nastro, monomarcia con rapporto simil-rampichino, e queste bici sono regolarmente immatricolate con la loro bella targhettina gialla (vedi foto) che serve a rimettere insieme bici e ciclista separati dal destino avverso.


E, cosa piú importante, oggi siamo andati al lavoro in bicicletta: anziché farci i 7 km (in linea d'aria) da casa alla scrivania usando la metro (60 minuti di viaggio, 15+15 a piedi e 30 in metro), ci siamo fatti 10 km in bici "per vedere l'effetto che fa".

Ora, in Italia il 60% delle persone trova l'andare al lavoro una gran rottura di zebedei, che fa proprio perché deve, mentre l'altro 40% il lavoro non ce l'ha proprio, e magari c'ha gli zebedei ancora piú rotti. Eppure se a tutte ste persone con gli zebedei rotti la mattina dai un motivo per arrivare tardi al lavoro, che so, facendoti dare la precedenza ad un incrocio in cui loro hanno lo stop mentre passi con la bici, scatta la voglia irrefrenabile di aggiornare il Devoto-Oli della bestemmia edizione 2007, accompagnata da irrefrenabili e compulsivi strombazzamenti di clacson, perché li fai arrivare tardi al lavoro, perdindirindina; il ché, a pensarci bene, é come se uno rifiutasse, a male parole, di andare a giocare a calcetto e poi a bere una birra al bar con gli amici perché a casa deve aiutare la suocera a rammendare i calzini.

Mo, se questo accade in una cittadina italiana da 100.000 abitanti con gli zebedei rotti, che accadrá mai in una cittá da 18.000.000 di abitanti che se gli levi il lavoro gli levi la ragione stessa della loro esistenza? Sangue, risse, duelli alla Kagemusha, l'ombra del guerriero? Ebbene, possiamo dire con orgoglio cicloamico che NOI LO ABBIAMO PROVATO!

Innanzitutto, immaginatevi un incrocio semaforizzato in cui confluiscono 5 strade a 2 corsie per senso di marcia l'una: ad attendere il verde per passare, solo dal nostro lato, c'erano 17 altri ciclisti, roba che da noi la chiamano giá Critical Mass :(
Allo scattare del verde parte la gara: scatta in testa la nonnina con la Graziella gialla, seguita a ruota dal ciclista urbano in Specialized full carbon che peró é subito ripreso dalla mozzofisso nera.
La nonnina non demorde, anche perché a prepararle la volata c'é l'immancabile fanciulla con i tacchi a spillo in bicicletta e ginocchi altezza gola per la sella troppo bassa. Prova ad emergere dalle retrovie il compassato impiegato in giacca e cravatta e bicicletta Chevrolet, ma il CICHICI CICHICI che lo accompagna grazie alla catena in pura ruggine (frutto di anni ed anni di ascetica astensione dall'olio) avverte il gruppo del suo arrivo. Distratti dal rumore i ciclisti non notano la mamma coi bimbi che supera tutti dal marciapiede mentre i bambini, uno avanti e uno dietro, giocano tranquillamente alla PSP sui loro seggiolini. Si profila ormai un arrivo al fotofinish, ma la nonnina tira fuori l'immancabile rapa da 80 cm che le fa vincere la gara. E intanto dietro pedalano a ritmo cicloamico due ciclisti inebetiti, timorosi dal trovarsi al cospetto di camionisti che si fermano per farli passare, motociclisti in Harley che si scusano per aver occupato il marciapiede su cui stanno transitando liberandolo prontamente al vibrante tintinnio del campanello, automobilisti che prima di sorpassarli danno un lieve colpetto di clacson per accertarsi che il ciclista si sia accorto della manovra e dia il suo assenso. Tutto ció é irreale, ci deve essere qualche tranello.

E puntualmente il tranello arriva: lunga salita all'orizzonte, preceduta da altrettanto lunga discesa. Anche il ciclista alle prime pedivelle sa che in questi casi la regola é "pancia parallela al suolo e via piú veloce che puoi". Ma in Giappone non funziona cosí. L'uomo (o la donna) é tale se si eleva sulle sue miserie materiali e lotta contro la natura per superare i suoi limiti, e perció in fondo alla discesa, laddove la strada cambia pendenza c'é in attesa il nemico! UN SEMAFORO ROSSO!
Non avendo con noi il Devoto-Oli di cui sopra, con puro spirito zen ci siamo sobbarcati la salita benedicendo il rampichino monomarcia.


Giunti infine alla meta, ebbri di soddisfazione, abbiamo controllato il tempo: 50 minuti per 10.6 km, addirittura piú veloci della metropolitana! Ah, giusto per gradire, la rimozione coatta c'é anche per le bici, che hanno ovviamente anche i loro bei parcheggi, sia gratuiti che a pagamento.
Insomma, 10600 metri di puro divertimento, sia che si stesse sulla strada che sui marciapiedi, posti ovviamente allo stesso livello e non 30 cm piú in alto.


Il prossimo che vi dice che la bici non va bene in cittá sapete che raccontargli.

Alla prossima!

P.S. Oggi vi volevo parlare di Apocalipse Now e Holly e Benji, ve ne parleró la prossima volta.

P.P.S.G.P.S. Per chi fosse proprio interessato, ecco le coordinate del punto di partenza e di arrivo.
Partenza: 35°37'11'' N 139°37'12'' E
Arrivo: 35°39'43'' N 139°40'41'' E

Nessun commento: