venerdì 4 aprile 2008

Tokyo mon amour.

Ultimo post da Tokyo, se ce ne saranno altri non saranno scritti da qui.
In questi sei mesi abbiamo provato a raccontarvi Tokyo vista attraverso i nostri occhi, e ora è giunto il momento di lasciarla.

Come descrivere questa città in poche parole? Se anche uno che è nato e cresciuto a Berlino, mica a Cacioppola di sopra, la trova enorme?

Questa città è vivace e vitale come un bambino, pieno di energia, sempre in corsa, mai stanco di correre, giocare, ridere. Questo bambino se non lo vedete per un paio di mesi cambierà molto in fretta. Così è Tokyo.

In sei mesi abbiamo visto gli alberi verdi tingersi di rosso, spogliarsi, coprirsi di neve e poi rivestirsi di rosa, abbiamo visto terreni spogli diventare case, parcheggi diventare supermercati pieni di clienti, palazzi rasi al suolo per essere riedificati.

Dovessimo tornare tra qualche anno credo che stenteremmo a riconoscere il quartiere dove siamo vissuti.


E ora che le valigie sono fatte ci aspetta solo il viaggio di ritorno; abituarsi al Giappone è stata dura, ri-abituarsi all'Italia lo sarà anche di più. Per fortuna che ci penserà il fantastico volo Alitalia a farci un ripasso accelerato.

A presto.

giovedì 3 aprile 2008

Mitake san.

Ultima escursione in terra nipponica, dedicata oggi al Mitake san.
Porta di ingresso al parco nazionale di Chicibu, proprio appena fuori Tokyo, si raggiunge dopo un paio di ore in treno.


Dalla stazione si giunge alla base della montagna, da cui si può scegliere se salire con la funivia, che porta in cima in 6 minuti, oppure se arrampicarsi su per la stradina che serpeggia sulle pendici con "modeste" pendenze tra foreste di alberi secolari abitate dagli scoiattoli volanti.


Naturalmente noi abbiamo scelto di salire a piedi, seguendo la stradina costeggiata da 748 criptomerie secolari, numerate una per una....
Faticosa impresa, ma il paesaggio che si ammira dalla cima ne vale assolutamente la pena, ed il fragoroso silenzio che si gode da lassù è veramente surreale per chi esce da Tokyo.


Nel villaggio in cima dipartono poi una serie di percorsi di trekking. Vista l'ora tarda e alcuni nuvoloni incombenti ci siamo limitati a raggiungere il punto di osservazione panoramica, da cui la vista spazia fino a Tokyo (seconda foto panoramica).


Da li abbiamo visto un'aquila salire lungo una termica per poi lanciarsi in picchiata: uno spettacolo da lasciare senza parole. Prendendo a riferimento la seconda panoramica, è salita lungo la destra, poi è discesa lungo la diagonale fino al primo costone a sinstra e da li ha sorvolato il bosco.



Tornando indietro abbiamo ammirato quest'albero millenario, che adorna l'ingresso del tempio del Mitake san; anche lui, come si capisce dalla corda di paglia di riso che ne cinge il tronco, è un jinja, ossia un santuario. Vi assicuro che non ha nulla da invidiare alla Pietà di Michelangelo...

Il ritorno ce lo siamo fatto sulla funivia, un bel vagone inclinato a 45° che ci ha fatto discendere fino alla stazione, e da li siamo rientrati a Tokyo.
Se vi piacciono le vacanze a base di trekking, fateci un pensierino!

lunedì 31 marzo 2008

Irashaimase!

La pioggia che sta cadendo in questi giorni sta lavando via dagli alberi i petali dei fiori, coprendo le strade di tanti coriandoli bianchi e rosa che turbinano nel vento.
E come petali di ciliegio stanno volando via anche gli ultimi giorni qui in Giappone...

Cosa ci mancherà del Giappone?
In ordine rigorosamente casuale:
  • i negozi aperti 24 ore su 24.
  • i ramen.
  • i distributori di bevande.
  • i treni puliti e puntuali.
  • l'atmosfera da film di Hayao Mihazaki che si respira nei weekend.
  • le biciclette.
Cosa invece non ci mancherà?
  • I 17 mq chiamati casa.
Alla prossima!

sabato 29 marzo 2008

Andiam, andiam, andiamo al Takao san.

Per la serie "il trekking in Giappone", oggi abbiamo dedicato le nostre attenzioni, ma soprattutto le nostre gambe ed i nostri polmoni, oltre ai 5 sensi e alla nostra meraviglia, al Takao san.



Questo monte, alto 599 metri e 30 centimetri (oh, 'sti giapponesi sono precisi, c'è poco da fare...) e dalla cui cima si gode un panorama meraviglioso nonostante le nuvole, è situato alla periferia di Tokyo, ed è il posto ideale per una veloce escursione lontano dal cemento metropolitano.


Dalla sua base partono una serie di percorsi da trekking che arrivano sulla sua cima serpeggiando attraverso la foresta che cinge le sue pendici. Noi per la salita abbiamo scelto il numero 6, che vedete illustrato nella foto sottostante.


A parte il tratto iniziale su strada asfaltata, tutto il resto era nella valle di un torrente, a tratti proprio nel suo letto, tra altissimi alberi e ripide pareti ricoperte di muschio. Visitando questi posti si coglie subito l'essenza della religiosità giapponese, risulta infatti difficile credere che alberi così grandi non siano delle divinità ma solo esseri viventi.


Giunti in cima e consumato un rapido pasto in compagnia di una torva di trekker giapponesi, ci siamo incamminati per il ritorno, scegliendo però un percorso diverso.
Lungo questo il divino che era nell'aria si è manifestato sotto forma di visioni: non la solita giapponese in minigonna e tacco da 6 cm anche sullo sterrato (quella stava in cima...), ma addirittura un impegato in pastrano nero, giacca, cravatta, scarpe di pelle, ombrello e 24 ore che sembrava appena sceso dalla metropolitana...


Proprio strane queste visioni... Sarà stata la stanchezza?
Alla prossima!

venerdì 28 marzo 2008

Cherry blossom.

Ormai cosa sia l'hanami lo sapete, e penso che vi abbiamo detto fino alla noia come i giapponesi siano legati al lavoro.
Detto questo, noi pensavamo che, essendo ieri un giorno lavorativo, andare in giro per parchi a fare un po di sano hanami sarebbe stato un buon modo di scansare le folle giapponesi limitandoci a quelle di turisti.


Così siamo andati a Ueno koen, uno dei posti migliori in cui praticare questa attività. Come potete vedere dalle foto, però, il lavoro per molti giapponesi è andato a farsi benedire, la folla che si assiepava soto i sakura era composta non solo da vecchietti e ragazzini, ma anche da rispettabili impiegati in giacca e cravatta, alla faccia dei workaholic.


Abbiamo anche scovato il gruppo di ricerca di architettura dell'università di Tokyo, che aveva prenotato il suo posto sotto gli alberi con un peluche di un canguro vestito come Sailor Moon....



Abbiamo noleggiato una barchetta a remi e ci siamo messi a remare nel laghetto del parco, gustandoci lo spettacolo degli alberi imbiancati, e poi, una volta tornati a terra, ci siamo diretti a pranzare con la pizza piú buona di Tokyo, alla pizzeria Savoia proprio di fianco all'ingresso dello zoo.
Da li siamo poi andati ad Hamriuku Garden, ex giardino dell'imperatore e ora bel giardino.


Aspetto particolare di quest'ultimo sono i laghettti che lo decorano, che sono di acqua salmastra, essendo collegati alla baia di Tokyo, seguendone quindi anche le oscillazioni di livello legate alla marea.
Pregevoli anche il pino nero tricentenario e i campi di rape in piena fioritura, al pari dei ciliegi.


L'altro ieri, invece, abbiamo approfittato del sole per consumare la pausa pranzo in piccolo parco vicino l'università, che penso fosse una villa poi donata alla città. Anche li c'erano un bel po di persone intente a consumare un picnic sotto i ciliegi in fiore.


Proprio niente male, vero? E pensare che quasi non li si nota dall'esterno...




Certo, se uno é allergico al polline sará una tortura, ma per il resto é uno spettacolo da non perdere assolutamente.

Alla prossima!

mercoledì 26 marzo 2008

Bufale....

In seguito alla scoperta di mozzarelle di bufala contaminate dalla diossina, il Giappone ha bloccato i carichi in ingresso per ulteriori analisi. Ed il ministro dice di non esagerare con i timori (vedi qui l'articolo) e che i controlli funzionano.

Peccato che già ad ottobre (vedi qui) qualcosa di poco chiaro fosse venuto fuori.

Italia, il paese dove si vive bene e si mangia meglio...

Ci mancheranno i ramen!

martedì 25 marzo 2008

Kamakura, il ritorno.

Oggi abbiamo (ri)visitato Kamakura, anche se è come se l'avessimo vista per la prima volta.
Stavolta infatti, avendo scelto e preso i treni esatti, abbiamo avuto la giornata intera a nostra disposizione, e l'abbiamo dedicata quasi interamente al trekking su percorsi completamente diversi dall'altra volta.


Da Kita-kamakura, stazione periferica, è infatti possibile, seguendo il sentiero del Daibutsu, raggiungere la statua del grande Budda, camminando per circa un'ora immersi in boschi silenziosi e facendo su e giù per ripide salite, sdrucciolevoli discese e fangose scalinate.


Niente di meglio per chi si vuole un po' disintossicare dal cemento metropolitano, e così, visitati due templi vicino alla stazione, ci siamo incamminati lungo il sentiero. Silenzioso, immerso nel verde e impegnativo, ma soprattutto senza le folle di turisti che si trovano altrove nella città.


Così raggiungere il Budda al termine del cammino è stato quasi un dispiacere, perchè è significato anche reimmergersi nelle frotte turistiche.


Un breve cenno alla statua del Budda: fusa nel 1252 D.C., alta 13,5 metri e con il modico peso di 121 tonnellate, fino al 1498 era ospitata in un tempio, finchè uno tsunami non ha spazzato via il tempio, lasciando solo la statua e le pietre delle fondamenta del tempio. Da allora è rimasto esposto all'aria aperta.


Sarà che siamo fortunati noi, ma anche stavolta abbiamo beccato due italiani che si sono fatti riconoscere. Niente tifosi, stavolta, ma solo due piccioncini emiliani che anzichè tubare all'ombra dei ciliegi in fiore, litigavano ad alta voce davanti all'ingresso di un tempio, perchè lui era stanco e lei voleva ancora scarpinare (tutti dati appresi durante il passaggio davanti al tempio).


Per fortuna questo incontro è capitato prima che imboccassimo il sentiero, cosicchè abbiamo avuto modo di smaltire le grida, gustandoci gli agili nonnini e nonnine giapponesi che ci superavano lungo il cammino. Un solo dubbio ci ha assillato durante l'itinerario: ma perchè le giapponesine mettono i tacchi pure per andare a fare trekking?


Alla prossima!

lunedì 24 marzo 2008

Votantonio votantonio....

Anche qui in oriente arrivano gli echi della campagna elettorale italiana, e della caterva di mirabolanti promesse a base di trippa che i vari candidati fanno agli elettori. Mentre ci chiediamo come pensano di far crescere l'Italia evitando di parlare di investimenti nella ricerca (forse con iniezioni di silicone nei punti strategici?) e che fine fará Alitalia (memori del fantasmagorico volo di andata ci chiediamo se almeno ci sará il ritorno) non possiamo fare a meno di confrontare i comizi italiani con quelli giapponesi.

Qui a Tokyo fare un comizio o una manifestazione sembra essere una cosa molto facile: basta munirsi di un microfono, un qualche tipo di stendardo, e mettersi a parlare. Durante i primi mesi della nostra permanenza ci accorgevamo che era venerdí perché, di fronte alla stazione di Futakotamagawa, si piazzava un signore che educatamente parlava, parlava, parlava e parlava, con la solerte moglie che gli reggeva un cartello con su scritto qualcosa e la folla educata che lo scansava non dandogli un minimo di retta.

Non abbiamo mai capito su cosa vertesse il suo discorso, ma quando non si é piú presentato ne abbiamo sentito la mancanza, oramai era diventato un rito, un po come il manga gratis il martedí a Shibuya!

Poi ci sono anche quelli con un po'piú di mezzi, che fanno le cose in grande, e attrezzano un camioncino con bandiere e altroparlanti, montano sul tetto e arringano le "folle" plaudenti... ci é capitato un paio di volte di vedere un tipo, probabilmente rappresentante di qualche gruppo di destra, come si arguiva dalle bandiere dell'esercito giapponese che sventolavano dal camioncino, parlare impettitto ed incazzato per delle ore.... lo trovavamo all'andata al centro commerciale, e poi al ritorno dopo un paio d'ore di shopping.

Risultato finale non molto diverso da quello del signore della stazione, comunque: eravamo gli unici a prestargli un minimo di attenzione, il resto della folla passava ignorando tranquillamente cotanto oratore.

Alla prossima!

domenica 23 marzo 2008

Hanami haiku.

dilegua l'eco della campana del tempio;
persiste la fragranza delicata dei fiori;
ed è sera.


Un haiku di Basho per introdurvi alla descrizione della nostra Pasqua giapponese, passata, in accordo col Natale, a spasso per parchi. C'è da dire che, mentre a Natale i parchi non è che siano poi tutto questo splendore, in questa stagione offrono il meglio di se stessi.


E così, mentre il 90% degli italiani sgranocchia agnelli e pasta al forno, noi siamo stati allo Shinjuku Gyoen, ex giardino dell'imperatore ed ora stupendo parco pubblico nel cuore pulsante di Tokyo: la stazione di Shinjuku, la più grande del Giappone, è proprio ad un tiro di schioppo da qui, e credo che il terreno possa tranquillamente essere pagato in mercedes al metro quadro.


E invece di edificare su questi 58 ettari di terreno, questi giapponesi preferiscono tenersi il parco! E come dargli torto? A vederli sostare sotto gli alberi in fiore a praticare l'hanami, cioè la contemplazione dei fiori, non si direbbe che sono gli stessi che sformicheggiano ad ogni ora del giorno sulla metro e per le strade di Tokyo.


Neanche noi ci siamo fatti cogliere impreparati, e abbiamo hanamato a più non posso. L'unica cosa fuori posto in tutto il parco, rigorosamente giapponese, era la parte con il giardino alla francese, che si abbinava come le nespole col gorgonzola, ma tant'è, non è una pecca immane.


Praticamente è stata una pasquetta anticipata, con l'unica, lodevole eccezione della totale mancanza di stereo tenuti a palla a suonare musica HUNZ HUNZ nell'aria. Non se ne è sentita proprio la mancanza.

Alla prossima.

sabato 22 marzo 2008

In bici come prima.

Come tutte le belle storie, anche questa è finita... Abbiamo venduto le nostre biciclotte, fedeli destrieri nelle pedalate giapponesi. Per fortuna non si sono separate, avendole vendute entrambe alla stessa persona.


Per dare loro un degno saluto, grazie anche alla (finalmente) bella giornata di sole, oggi le abbiamo portate in giro qui vicino, su e giù per i dolci declivi che caratterizzano una città di mare come Tokyo (vedete la foto e cogliete la freddura...): prima all'Okamoto Koen, poi lungo il Tamagawa ed infine al Kinuta Park.


Come già detto altrove, i ciliegi ormai sono in subbuglio: i boccioli ormai palesano i petali, il cherry blossom è ormai questione di giorni, le previsioni hanno fatto centro. In più anche i prati si sono ricoperti di un tenero verde, molto soffice da calpestare.


I giapponesi ne approfittano per dedicarsi agli sport più disparati: baseball, golf, rugby, corsa, ciclismo, badminton, pesca, sport X (si gioca passandosi la palla con una specie di retino per farfalle e bisogna fare gol, come si chiamerà?), freesbee.... insomma, qui lo sport non ci si limita a vederlo in TV, ma lo si pratica sul campo.


Finita la pedalata, abbiamo volto le nostre ruote verso Shibuya, dove abbiamo consegnato le nostre biciclette ai nuovi proprietari.
Se volete fare una pazzia in bicicletta, vi consigliamo vivamente di provare ad andare in bici a Shibuya alle 18 di un sabato pomeriggio: c'è talmente tanta folla che al confronto la tangenziale nell'ora di punta è un sollazzo! Come non dare ragione a chi si occupa della gestione del traffico? Se masticate un po' di inglese (oltre a colombe ed agnello), date una lettura qui.

Vendute le bici, ora si che il ritorno in Italia si avvicina...

Alla prossima, e nel frattempo buona Pasqua!

mercoledì 19 marzo 2008

Lavori in corso.

Com'é un cantiere?
É un aspetto tipicamente italiano: il cantiere aperto, quattro transenne sgangherate e arrugginite buttate qua e la, un po' di terra smossa e nessuno li vicino, il tutto per mesi e mesi.
Le strade piene di buche e rappezzamenti, uno per ogni impianto realizzato: luce, gas, telefono, illuminazione, fogna; e tutti questi scavi fanno assomigliare la strada piú ad un 45 giri su cui si sono fatte le crepes che ad una strada. Ma poi, dopo 5-6 anni di accumulo, finalmente la lungimirante amministrazione comunale provvede a ripavimentare il tutto, salvo poi scassare daccapo per un nuovo impianto dopo 3-4 mesi.

Qui a Tokyo se volete vedere un cantiere dovete girare la notte: la strada viene chiusa, si scava alla luce delle fotoelettriche, si sistema quello che si deve sistemare e l'indomani mattina l'unica traccia del cantiere é una zona con l'asfalto un po' piú scuro. Il tutto accompagnato da cortesi operai che indicano la deviazione, regolano il traffico e accompagnano il pedone lungo il cantiere Tanto per dirne una, avete mai sentito un muratore o un operaio in Italia rivolgersi a voi che passate vicino al cantiere dicendovi in italiano e in terza persona "buongiorno, scusi il disagio, passi da questo lato per favore, grazie"? Eppure non mi risulta che occorra essere laureati in Scienze sociali con un master in Comunicazione Interpersonale per fare quei mestieri.

Naturalmente, lavorando di notte, i compressori e altri simili aggeggi non sono dei residuati della prima guerra punica, che con il loro TOTOTOTOTOTOTOTO a 100 dB sveglierebbero pure un morto cremato nella sua urna cineraria, ma sono dei supersilenziosi ultimi modelli, che per la gioia delle casalinghe giapponesi non sollevano neanche polvere. Eppure la terra é terra pure qui in Giappone... mah!

Infine, i camion che escono dai cantieri non emettono quelle belle nuvolozze di nerofumo spurgabronchi quando accellerano a pieno carico per partire, me ne sono accorto ieri quando sono stato l'unico a fermarsi e a coprirsi il viso tra quelli che erano di fianco ad un camion fermo al semaforo.

Alla prossima!

sabato 15 marzo 2008

Fiori rosa, fiori di....

Fine settimana soleggiato quest'ultimo, e non solo le persone, ma anche la natura tokyoita si sta preparando alla prossima festa della primavera, che cade il 20 di marzo.
Noi abbiamo passato entrambi i giorni a spasso in dei parchi al di fuori delle guide ufficiali per turisti, ma non per questo indegni di attenzione, anzi!


Ieri siamo stati a Kichijoji, mentre oggi abbiamo visitato la Todoroki valley.
Il primo è un bel parco con annesso laghetto (pieno di barchette e pedalò) e zoo, con la rimarchevole presenza di una gabbia al cui interno è collocato uno specchio, e che, secondo la targhetta ivi affissa, presenta degli esemplari di homo sapiens.


La seconda invece, come potete vedere dalle seguenti foto, è una valle fluviale che, incredibile a dirsi, si trova a meno di 2 km da casa nostra, in piena Tokyo, anche se a percorrerla sembra di essere tornati indietro nel tempo, e non ci si stupirebbe se si incontrasse qualche henro lungo il cammino.


Un silenzio completo, rotto solo dal gorgoglio dell'acqua e dal verso di qualche uccello di passaggio, ed ogni tanto il lontano gong di qualche tempio. Niente auto, strombazzate di clacson e stridore di freni. Sembra di essere in qualche remoto villaggio di montagna, invece si è solo 10 metri sotto il livello stradale.


Ma anche a livello della strada non c'era di che lamentarsi. La temperatura è decisamente salita, e i primi ciliegi cominciano a fiorire, mentre dai mandorli i fiori già imbiancano le strade ed i prati.


I giapponesi ovviamente si riversano sotto i rami fioriti a contemplare i fiori, e noi ci siamo fatti contagiare, stendendoci sull'erba e crogiolandoci sotto il tiepido sole di marzo.


Godetevi le immagini dei fiori, purtroppo il profumo che pervade l'aria non si può capire da esse; sembra quasi di nuotare in un vaso di miele.


Alla prossima!

giovedì 13 marzo 2008

Quaggiú nessuno ci chiama.

Il Giappone é spesso stereotipato con la tecnologia, da quando ha invaso il mondo con le radio a transistore, come si chiamavano allora. Da quel tempo lontano la tecnologia ha fatto passi da gigante, e il Giappone le é stato dietro, anzi, le ha fatto strada.

Girando per Tokyo é impossibile non imbattersi in qualcuno, dal bambino con lo zainetto al vecchietto curvo e zoppicante, che non abbia tra le mani un aggeggio tecnologico: player mp3, videgiochi portatili, telefonini (altro che nonno multimediale!).

Questi ultimi sono pieni zeppi di tutti i possibili ritrovati: schermo enorme, filtri ottici per la privacy (solo il proprietario puó vedere il display), connessi a internet, permettono di guardare la tv in streaming (ad esempio mentre si é in metro si puó guardare la propria boy/girl band preferita dimenare i glutei qua e la), leggere mail e ascoltare file audio a ciclo continuo.

Il tutto a tariffe (credo) piú che ragionevoli, dato che appena si chiede un'informazione a qualcuno quello, TLAC!, swappa un po sul telefonino, va sul sito giusto e vi trova la strada da fare completa di mappa satellitare e itinerario (roba che in italia per farvi fare la stessa operazione da uno sconosciuto o siete una velina e gli concedete il vostro corpo per una notte oppure nisba).

Ebbene, in mezzo a cotanto sollazzo e sguazzo tecnologico, é una sensazione bellissima essere gli unici a non avere un telefonino tra le mani, a poter vagare con lo sguardo nei vagoni della metro, a poter scansare i phonopedoni concentrati sul display, senza l'ossessione del "mushi mushi" imperante. É come essere tornati indietro di 15 anni, quando il mondo viveva benissimo senza telefonini e megane era solo il nome di un modello automobilistico.

Da allora ne é passata acqua sotto i ponti (radio), e ormai ci tocca venire qui per disintossicarci dalla tecnologia!

Prima dei saluti un piccolo spunto di riflessione: in Italia ci dicono che le tariffe dei telefonini sono molto alte perché ci sono pochi operatori (3, come qui in Giappone). Ma poi ci dicono che i prezzi della benzina sono alti perché ci sono troppi distributori. Chi ci prende per cuculo?

Alla prossima!

P.S. "Mushi mushi" é quello che si dice quando si risponde al telefono, l'equivalente del nostro "pronto".

mercoledì 12 marzo 2008

Bei tempi quelli di Goethe!

Sia la Repubblica (qui) che il Corriere della Sera (qui) pubblicano i risultati di un'indagine fatta sugli studenti Erasmus venuti in Italia, dalla quale risulta che il nostro paese
è "costosissimo", "incapace di garantire un alloggio a prezzi contenuti" e un posto "dove l'inglese è una lingua di cui si fa a meno".
tanto che
alla fine del soggiorno solo il 60% vi ritornerebbe ad occhi chiusi.
Dire che ce ne eravamo accorti anche stando qui a Tokyo, terra famosa per la sua economicitá, é forse eccessivo?

Ad esempio, se sapete un posto dalle nostre parti dove con 5-6 euro (spesa equivalente a quella che sosteniamo qui) consumate un pranzo completo (bevande incluse) fatecelo sapere. Dato che per un panino imbottito si spendono intorno alle 3 euro, ci cominceremo ad organizzare per il nostro rientro. Ah, se vi trovate a passare da Tokyo e volete sapere dove siano questi posti, fate un fischio.

Voi direte "ma qui da noi é un posto di turismo, i prezzi é normale che siano piú alti".

A parte che Tokyo non é che sia un posto sperduto e ignoto ai turisti come Cocumola o Sciacquarape, qui una bevanda in lattina presa da un distributore automatico costa la stessa identica cifra sia di fianco al Meji Jingu o in aeroporto che nel paesino sperduto in cima alla collina. Da noi in Italia invece entrare in una stazione o in un aeroporto e avere sete é come andare in banca e chiedere un mutuo...

E non dimentichiamo che quelli che oggi sono studenti, domani saranno turisti, che ci penseranno due volte prima di farsi prendere per i fondelli daccapo dalle storielle sulla bella Italia.

Sará per questo che il turismo in Italia é in costante calo? Merito dei resoconti di viaggio della "prima generazione" di turisti?

Alla prossima!

domenica 9 marzo 2008

Tokyo bay.

Ovvero, Odaiba, per riprendere il tema architettonico del post di ieri.
Post prevalentemente fotografico; oggi abbiamo attraversato a piedi il Rainbow Bridge, 1500 e rotti metri a 40 metri sul mare, un vento che non vi dico, e delle viste che invece vi faccio vedere.



Inoltre visita a Joypolis della Sega, con tanti bei simulatori. io e nonnumarra abbiamo provato il simulatore del deltaplano e abbiamo ammazzato qualche centinaio di zombie, mentre ci siamo astenuti dal provare il simulatore di atletica leggera (100 metri, 110 ostacoli, lungo e staffetta).

Alla prossima!

sabato 8 marzo 2008

Yokohama.

Ricordate i tifosi a Yokohama durante la visita a Kamakura?
Oggi, per far vedere che non tutti gli italiani sono sokkere sokkere, abbiamo deciso di andare a visitarla, o meglio, di andare a visitare il quartiere futuristico di Minatomirai e il quartiere di Chinatown.


Mentre l'ultimo era una enorme distesa di ristoranti e negozi di ravioli al vapore, di cui alla fine abbiamo apprezzato maggiormente la lunga passeggiata per tornare in stazione, nel primo abbiamo finalmente capito a cosa servono gli architetti (a essere sinceri, qualche dubbio ci era già venuto visitando Odaiba..).


Elemento di maggior rilievo di Minatomirai è la Landmark Tower, il grattacielo più alto del Giappone, con i suoi 296 metri. In cima ai suoi 69 piani, a 273 m, c'è un osservatorio panoramico, che si raggiunge con un ascensore che percorre tutta la distanza in 40 secondi, raggiungendo una velocità di punta di 45 km/h (come si può vedere dal filmato girato nell'ascensore, in cui la velocità è espresso in m/s).



Oltre a questa gigantesca torre, tutta una serie di edifici si stagliano nello skyline di Yokohama, realizzando un panorama veramente da ammirare.
Nonostante sia la seconda città del Giappone (anche se in pratica è appiccicata a Tokyo), non è frenetica come la sua vicina, anzi, è decidamente più rilassata.


Tanto per cambiare, mentre nei porti italiani bene che vada si riesce a vedere al massimo un qualche gabbiano, qui è possibile vedere, oltre agli onnipresenti corvi e agli immancabili gabbiani, anche dei rapaci non meglio identificati, ma dall'aspetto comunque imponente.


Le aree portuali italiane, invece, assomigliano a quelle che si vedono nei film di Bud Spencer, e non sono certo il posto da raccomandare ai turisti in visita...
Alla prossima!